Spread mutui, previsioni dopo il NO del referendum in Grecia

Spread mutui, tasso fisso e variabile: cosa succederà dopo il No della Grecia

Cosa succederà dopo il No al referendum in Grecia? Gli italiani con un mutuo in corso possono stare tranquilli? Un interrogativo che interessa la maggior parte dei cittadini, ma prima di rispondere è necessario fare una distinzione tra tasso fisso e variabile, e dividere i vari elementi che concorrono alla definizione del tasso finale. Come molti sapranno, infatti, il tasso applicato al finanziamento è la somma di due valori: il parametro di indicizzazione e lo spread.

Lo spread rappresenta la percentuale che spetta alla banca (e quindi il ricavo che questa ottiene) e varia da istituto a istituto. I parametri di indicizzazione utilizzati per definire il tasso, sono invece indici interbancari o europei stabiliti dal mercato, e quindi indipendenti dalla banca. Ma vediamo come i tassi di interesse sono collegati al referendum greco.

Spread mutui 2015: cosa cambierà per i finanziamenti a tasso variabile

Il tasso variabile applicato ai finanziamenti può dipendere dall'andamento del parametro Euribor o dal tasso di riferimento della Bce, che attualmente si attesta allo 0,05%. La vittoria del “no” porterà un aumento della tensione finanziaria. Il rischio è che Borse e titoli di Stato possano essere venduti a prezzi più bassi di quello di mercato e che i bond siano soggetti a un rialzo.

Ma il referendum avrà un impatto su Euribor o Bce? Probabilmente no, almeno non per ora, dato che, in questo periodo, il tasso Bce è basso a causa della bassa inflazione nell'Eurozona (attualmente vicina allo 0). I valori del tasso potrebbero risalire solo con un aumento dell'inflazione, fenomeno strettamente legato alla ripartenza dell'economia.

 

Le crescenti tensioni in Grecia poterebbero infatti portare l'economia dell'area a rallentare il mini-slancio che sta vivendo. Di conseguenza è piuttosto difficile ipotizzare che i tassi Euribor e Bce aumentino. Sembra invece più plausibile un aumento degli spread applicati ai finanziamenti, dato che le banche italiane hanno molti titoli di Stato in portafoglio.

È probabile, infatti, che questi si deprezzino, nonostante l'intervento protettivo varato della Bce, impattando così sul bilancio delle nostre banche. Gli istituti di credito potrebbero perciò incontrare difficoltà a mantenere gli attuali livelli di spread applicati ai mutui (di circa l'1,5%-2%).

Mutui a tasso fisso e Bund: gli scenari possibili

Per quanto riguarda i tassi fissi, questi sono collegati all'andamento degli indici Eurirs, che a loro volta seguono il rendimento del Bund tedesco. Dopo il “no” del referendum greco è probabile che nelle prossime sedute gli investitori andranno a rifugiarsi proprio nel Bund, favorendo un ribasso dei tassi applicati a titoli di stato tedeschi.

Una manovra che comporterebbe un abbassamento dell'Eurirs a vantaggio di chi sottoscriverà mutui a tasso fisso. Come per i finanziamenti a tasso variabile, però, l'impatto positivo dato dalla riduzione del tasso interbancario potrebbe essere neutralizzato, o addirittura aggravato, da un eventuale aumento degli spread mutui.

 

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