Tassi di interesse mutui: le differenze tra fisso e variabile
Rata costante o variabile nel tempo. È questa la principale differenza tra tasso fisso e variabile. Stiamo parlando delle due maggiori tipologie di tasso di interesse mutuo, cui si aggiungono il tasso misto e il variabile con Cap. Ma vediamone nel dettaglio le caratteristiche.
Il principale vantaggio del tasso fisso è che consente di mantenere stabile la rata per l’intera durata del finanziamento. Viene definito al momento della sottoscrizione del contratto e rimane invariato per l’intera durata del piano di ammortamento.
Il tasso fisso prevede un costo di base più alto rispetto al tasso variabile. In questo modo la banca si tutela rispetto ad eventuali rialzi futuri in relazione al parametro di riferimento, generalmente l’Eurirs.
Ciononostante, la presenza di una rata fissa rappresenta un grande vantaggio per il mutuatario, che ha così la possibilità di pianificare tranquillamente le spese. Per questa ragione è particolarmente indicato per quanti hanno bisogno di conoscere nel dettaglio le uscite, evitando una rata troppo impattante sul bilancio familiare.
Chi invece è disposto a rischiare un rialzo della rata, nella prospettiva di ottenere un possibile sconto degli interessi in caso di ribasso dei tassi, dovrebbe considerare i mutui a tasso variabile. La peculiarità del tasso di interesse mutuo variabile è proprio che nel caso di rialzi si rischia di annullare il vantaggio iniziale, dovuto ad un costo base inferiore a quello del tasso fisso.
Tassi di interesse su mutui: come funzionano tasso misto e variabile con CAP
Il funzionamento del tasso di interesse mutuo variabile è alquanto diverso da quello del tasso fisso. Il tasso variabile è basato su un parametro di riferimento, di solito l’Euribor a 1, 3 o 6 mesi. L’interesse applicato varia a seconda delle oscillazioni di mercato del parametro, che hanno un’incidenza diretta anche sul valore della rata.
Per evitare un aumento eccessivo degli interessi è possibile ricorrere al tasso variabile con CAP. Questa formula pone un tetto massimo al tasso. Un’ulteriore possibilità è rappresentata dal tasso misto, che permette di passare nel corso dell’ammortamento da tasso fisso a variabile e viceversa. Il cambio di tasso prevede dei costi per il mutuatario ed è possibile più volte nel corso del finanziamento.